Il Don Chisciotte realizzato negli anni ’60 da Amedeo Masacci è stato donato al Comune di Cesena

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Faceva parte della collezione privata di una famiglia cesenate e sarà esposto nel palazzo comunale

Data pubblicazione:

16 Dicembre 2024

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Il patrimonio artistico culturale del Comune di Cesena si arricchisce di un’ulteriore, preziosa opera donata all’Ente da una cittadina, Anna Maria Antonelli, con lo scopo di metterla a disposizione di tutta la comunità cesenate e dei visitatori. Si tratta di un bassorilievo realizzato dallo scultore Amedeo Masacci in amalgama di cemento negli anni 1964-65 e che rappresenta Don Chisciotte della Mancia, protagonista dell’omonimo romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra.

 

“Siamo grati alla signora Antonelli – commenta l’Assessore alla Cultura Camillo Acerbi – per questa sua generosa donazione di un’importante opera realizzata da un grande artista cesenate, Amedeo Masacci, che ha lasciato in città un’eredità significativa: ricordiamo ad esempio il crocifisso del 1963 nella chiesa di San Giorgio, i dieci pannelli nella chiesa dell’ospedale Bufalini risalenti al 1964, il ritratto giovanile di Madame Puebert nella Pinacoteca comunale e l’originale tomba del motociclista Alano Montanari al Cimitero urbano. Il Don Chisciotte che entra oggi a far parte del patrimonio artistico-culturale del Comune appartiene al ciclo dedicato all’eroe di Cervantes, che Masacci indaga nella prima metà degli anni sessanta sia attraverso bassorilievi, sia con lavori di grafica. È questa – prosegue l’Assessore – un’opera che documenta un importante momento della storia artistica del dopoguerra a Cesena e che arricchisce la collezione novecentesca della Pinacoteca comunale, andando a rappresentare l’artista Amedeo Masacci con una delle sue raffigurazioni iconiche”.

 

Amedeo Masacci (1930-1970), scultore, ma anche disegnatore e grafico, fu protagonista nella scena artistica romagnola e nazionale negli anni 50 e 60; sperimentatore e innovatore, partecipò alla seconda Biennale di Imola nel 1953, alla Biennale di Venezia nel 1956 e alla Quadriennale di Roma del 1959; da un’arte figurativa con caratteri di originalità – si ricordano in particolare soggetti religiosi e i numerosi ritratti di prelati e Vescovi - si avvicina progressivamente ad un’arte astratta e geometrica con l’utilizzo di materiali inconsueti, come l’amalgama di cemento, o reinterpretati, come il metallo e il legno; da ricordare a questo proposito le serie delle ruote e dei treni.

 

La donatrice ha espresso la volontà di cedere al Comune anche i diritti di riproduzione dell’opera e ha chiesto che la donazione venga intitolata al padre Nevio Antonelli.

Ultimo aggiornamento: 16/12/2024, 13:02

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