Descrizione
Il manoscritto S.XXV.6 custodito nella Biblioteca Malatestiana di Cesena ha lasciato l’Aula del Nuti per partire alla volta del Museo Civico di San Domenico a Forlì, dove verrà esposto nell’ambito della mostra evento ‘Il ritratto dell’artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie’ curata da Cristina Acidini, Fernando Mazzocca, Francesco Parisi e Paola Refice, che si terrà da domenica 23 febbraio al 29 giugno.
Databile all’ultimo quarto del XIV secolo e contenente le ‘Metamorfosi di Ovidio’, questo prezioso manoscritto torna nuovamente in mostra dopo la trasferta romana alle Scuderie del Quirinale per l’esposizione ‘Ovidio. Amori, miti e altre storie’ tenutasi tra ottobre 2018 e gennaio 2019. Il codice, che conserva la caratteristica catena in ferro battuto con cui è assicurato al venticinquesimo pluteo della fila di sinistra della biblioteca, appartenne probabilmente al medico di Malatesta Novello dei Malatesti, Giovanni di Marco da Rimini ed entrò a far parte della biblioteca, voluta dal signore di Cesena e allestita all’interno del convento cesenate dei Frati Minori, dopo il 1474.
Suo punto di forza, ancora una volta, la presenza tra le sue carte in pergamena di uno dei rari ritratti di Ovidio dell’epoca. Il poeta, dipinto a figura intera sulla carta incipitaria dell’opera, è rappresentato idealmente in veste di dottore, con lungo abito verde e manto rosato, berretto rosso bordato di vaio e un libro aperto tra le mani, secondo la consuetudine tipicamente medievale.
Ecco quindi giustificata la sua presenza all’interno della mostra forlivese che nei prossimi quattro mesi offrirà al pubblico la possibilità di ammirare oltre trecento opere, che coprono un arco temporale che dall’antichità arriva al Novecento, dai mosaici di Antiochia agli affreschi di Pompei, passando per il Rinascimento fiammingo di Jan van Heyck per giungere a Caravaggio, e poi a Francisco Goya e William Turner, solo per citarne alcuni. Ricchissimo anche il parterre novecentesco, da Otto Dix a De Chirico, Magritte, Severini e Van Gogh, fino a Bill Viola.
Il manoscritto della Biblioteca Malatestiana, miniato alla fine del Trecento da uno dei più famosi allievi di Niccolò di Giacomo, Stefano degli Azzi, propone al principio di ciascun libro delle Metamorfosi quindici iniziali decorate, che accolgono una serie di ritratti maschili e femminili, abbigliati secondo la moda del tempo e con variegati copricapo.